A Prima Vista

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Nonostante avesse appena ottenuto il grado Chunin, la sete di potere e conoscenza di Akihiko non era ancora stata soddisfatta, tanto da costringerlo a ricercare nuove modalità di allenamento. Non riusciva ancora ad evocare tutti i suoi fedeli lupi e questo per lui era un grande limite, sapeva benissimo che la sua forza e quella delle sue tecniche dipendeva in gran parte dalla sintonia che già aveva con loro grazie alla sua famiglia. Quella mattina, come al solito, dopo la sua meditazione quotidiana, decise di dirigersi verso un posto di cui aveva sentito parlare dal fratello, un posto tranquillo in cui, con grande tranquillità, avrebbe potuto allenarsi sui vari aspetti delle proprie abilità, perfezionando le tecniche dello Stile del Lupo e consolidando l'affinità con il Byakugan, così da poter sfruttare varie combinazioni tra i due in combattimento; del resto la tecnica peculiare del clan avrebbe funzionato da ottimo supporto per assicurare ad Akihiko un grosso vantaggio nelle situazioni più spinose, ma c'era bisogno di tanto allenamento e grande coordinazione per sfruttare quelle capacità senza cadere in banali errori che avrebbero potuto perfino costare la vita al giovane Hyūga. Dopo una colazione leggera ed una breve doccia, si diresse verso il punto indicato da Rashi, portando con sè tutte le sue armi e l'equipaggiamento adatto per affrontare un qualsiasi tipo di allenamento o combattimento. Probabilmente avrebbe chiesto al suo stesso fratello di fronteggiarlo, ma era sicuro che, per quanto si fosse voluto congratulare di persona con lui per l'ottenimento del coprifronte, tutto sarebbe comunque tornato come prima, con la sua totale assenza; per questo si era preparato ad affrontare semplicemente un allenamento in totale solitudine. Giunto dopo qualche ora di treno al ponte situato a poca distanza dal villaggio, il ragazzo studiò bene l'area, cercando di cogliere ogni segreto di quel posto, esplorando con i suoi occhi perlacei ogni minimo dettaglio di quello spiazzo di circa cento metri, sormontato da venti imprevedibili. Si trattava di un buon luogo per allenarsi efficacemente, abituando il respiro all'aria pura e l'equilibrio agli scossoni delle brezze. Sui lati del pavimento roccioso vi era un grande strapiombo, contornato semplicemente da un piccolo fiumiciattolo generato da una discreta cascata in lontananza. Akihiko sperava con tutto sè stesso che nessuno, almeno per le prossime ore, si facesse vivo. Per quanto avesse bisogno di allenarsi nel combattimento contro altre persone, di certo doveva prima avere modo di testare egli stesso le proprie capacità. Sfoderò quindi la sua arma più fidata, Aotsuki, facendola roteare tra le sue mani e tenendosi pronto a farla trasformare.
"Tieniti pronto Aotsuki, ho bisogno di te oggi."
Parlò con estrema naturalezza alla sua arma, sapendo che quella poteva ben sentirlo. Akihiko le sentì fremere fra le sue mani, pronta ad effettuare la trasformazione richiesta. Proprio in quel momento gli occhi del ragazzo catturarono una sagoma in lontananza che si avvicinava pian piano a lui. Non prestò molta attenzione all'identità o all'aspetto dello sconosciuto, sperando che fosse semplicemente un passante giunto semplicemente per superare il grande ponte. Facendo quasi finta di non vedere la figura che avanzava, si diresse verso una delle rocce vicine, così da celarsi alla vista di chiunque potesse essere quell'entità; non aveva intenzione di attirare la sua attenzione e di certo non avrebbe tentato in alcun modo di sembrare disponibile ad un qualsiasi tipo di approccio.

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Come fosse la cosa più prevedibile di questo mondo, il suo posto era stato contaminato da altre persone e già questo non gli andava giù, ma se c'era qualcosa che veramente non sopportava era la maleducazione. Possibile che la gente fosse così sfrontata con gli sconosciuti. Quella ragazza non era di certo l'emblema della potenza fatta a persona, ma riusciva comunque a parlargli con estrema sicurezza, quasi fosse certa di poter fronteggiare chiunque e qualunque cosa. Dal canto suo, Akihiko poteva perfino invidiare quella caratteristica, ma era conscio che, se solo fosse stato dotato anche lui della stessa spavalderia, avrebbe almeno valutato la situazione prima di buttarsi a capofitto in quella che poteva diventare a tutti gli effetti una rissa. Si portò più vicino alla ragazza, senza cercare di evitare il contatto con i suoi occhi. Notò proprio in quel momento qualcosa di strano, qualcosa che di certo la rendeva diversa dagli altri. Le sue iridi concentriche potevano quasi trafiggerlo, avvolgendolo in una nube di mistero. Per quanto non conoscesse l'identità di quella tecnica visiva, poteva quasi essere certo si trattasse di un dojutsu, proprio come il Byakugan del clan Hyūga.
"Sai che è rischioso parlare in questo modo ad uno sconosciuto? Potresti rischiare tu di farti del male se te la prendi con la persona sbagliata."
Per quanto suonasse come una minaccia, poteva semplicemente essere un sincero avvertimento. Di quei tempi i Nukenin non si mettevano troppi problemi ad avvicinarsi ai villaggi. Da quando la pace ormai era stata stabilita, la feccia del mondo ninja si sentiva quasi più libera di agire, come se fossero quasi intoccabili. Akihiko si toccò il coprifronte, quasi come a voler mostrare la sua buona fede, sorridendo senza però scomporsi.
"Sai, volevo allenarmi anche io. Penso proprio che accetterò la tua proposta. Sempre che tu sia in grado di fare qualcosa."
Indietreggiò giusto di qualche passo, mettendo tra loro non più di sei metri di distanza. Non conoscendo le sue capacità era fin troppo rischioso starle vicino, per quanto lui fosse esperto nel Taijutsu. Sapeva già come agire, preparandosi come faceva abitualmente prima di ogni scontro. Avrebbe prima valutato ogni aspetto della sua avversaria, per poi elaborare la tattica più efficace per porre fine al combattimento nel minor tempo possibile. Poggiò la sua falce alle sue spalle, utilizzando quel gesto per rovistare nella sua tasca posteriore in cerca delle armi necessarie. La prima mossa era quella di testare i suoi riflessi e la sua prontezza nel movimento, mettendo alla prova l'eventuale capacità di quegli strani occhi. Afferrò quindi lo specchietto con la mano sinistra, tenendo invece un kunai con la destra. Dapprima cercò di puntare con l'angolazione giusta lo specchio in modo tale che il riflesso del sole, scarso ma presente, verso il suo viso, giusto per destabilizzarla, per poi lanciarle semplicemente il kunai verso il torso. Non voleva di certo ucciderla, ma poteva essere il giusto modo per renderle difficile qualsiasi altra mossa nel combattimento.

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Per quanto la sua offensiva fosse semplice, utilizzare la tecnica della sostituzione con tanta prontezza non era da tutti, ma ciò già dava ad Akihiko dei buoni elementi per valutare alcune delle capacità della ragazza che stava fronteggiando. Avendo ricorso a quel tipo di tecnica probabilmente preferiva tutelarsi e sprecare del chakra, piuttosto che rischiare utilizzando qualcosa per farsi da scudo. Non per forza questo era un bene per lui; una persona dotata di grandi quantità di chakra avrebbe potuto metterlo in difficoltà senza troppi problemi. Rimase a guardare quanto accaduto, individuando il corpo sostituito dell'avversaria a ben pochi metri da lui, pronta a portare avanti il suo contrattacco. Gli occhi perlacei del ninja di Konoha andarono subito a posarsi sulle sue mani, intente a comporre dei sigilli; da quella distanza il rischio di essere colpito era di gran lunga alto, ma dal canto suo, le tecniche del clan Hyūga potevano venirgli in aiuto in qualsiasi momento. Fece giusto un passo indietro, aggiustando la sua posizione di difesa, senza aspettare troppo di vedere l'esecuzione della tecnica avversaria, attivando immediatamente la sua innata oculare poco prima di roteare su sè stesso.
Il drago di fumo impattò sul suo scudo di chakra, dissolvendosi senza alcun problema. Agli occhi del giovane, quella tecnica composta da semplice fumo poteva celare di tutto, per cui la prima cosa da fare era evitare il contatto, prima di trovarsi in difficoltà. Una volta conclusa la rotazione, notò una copia materializzarsi accanto alla ragazza.
"Due contro uno mi sembra sleale. Riequilibriamo le cose."
Afferrò la sua falce, facendola roteare nelle sue mani prima di conficcarne l'asta sul terreno.
Pronto ad un nuovo attacco, si scagliò insieme al suo compagno in una feroce corsa. Mentre Aotsuki avrebbe tentato di infliggere un semplice pugno verso il volto della copia, Akihiko avrebbe tentato la medesima mossa, così da testare le doti della ragazza anche nel combattimento ravvicinato. Non voleva ancora scoprire troppo le sue carte, ma di certo non poteva nemmeno darle il modo di sovrastarlo.

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L'offensiva di Akihiko, seppur diretta e diversa dal solito, risultò efficace, tanto da riuscire a colpire in pieno volto la ragazza e la sua copia, facendo dissolvere quest'ultima in una scarica elettrica che pervase Aotsuki. Gli bastò poco per capire che quella copia era riuscita a paralizzare completamente l'intero braccio del suo fedele compagno, rendendogli impossibile continuare qualsiasi offensiva in maniera agevole. Notò solo dopo che, come fosse la scelta migliore per il suo secondo passo, la sua avversaria si era fatta colpire di proposito, così da colmare la distanza tra loro ed essere sicura di mandare a segno la tecnica successiva. Quasi all'istante, il braccio del giovane Hyūga venne avvolto da una stretta catena di fulmini, i quali iniziarono a sfrigolare provocandogli delle lesioni all'intero arto. Sorrise, stupito da quanto l'altra avesse giocato bene le sue carte, ma conscio di non essere del tutto in balia di quella strategia. Ritrasformò velocemente il suo compagno in falce, così da evitare che venisse colpito dal kunai lanciatogli, per poi afferrarne l'asta con la mano destra, l'unica ancora libera. Sfruttando l'intera lunghezza della sua arma, tentò di scagliare un fendente orizzontale, non tanto per produrre un danno, tanto quanto per creare il giusto spazio tra lui e la ragazza, così da avere il giusto tempismo per organizzare la sua controffensiva. Iniziò quindi a concentrare il chakra nel braccio ancora intrappolato, convogliando il sangue che pian piano usciva dalle ferite per prelevarlo con la punta delle dita.
Si trattava di uno semplice stratagemma per mettere in ulteriore difficoltà la ragazza, ma sapeva che il fatto di essere ancora collegato a lei tramite la catena, probabilmente l'avrebbe rassicurata. Si limitò quindi a sfruttare il suo olfatto e le stesse capacità del Byakugan per completare la sua offensiva, sfruttando quel tempo per intingere i cinque senbon contenuti nel lancia spiedi al suo braccio destro nel veleno paralizzante, rovesciandone l'intero contenuto per via dell'impedimento del secondo braccio inutilizzabile. Sfruttando quindi i denti, avrebbe diretto quattro di quei senbon verso gli arti inferiori dell'avversaria, così da cercare di impedirle qualsiasi spostamento nei momenti successivi.

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Non poteva aspettarselo, ma evitando il suo primo fendente, la ragazza infierì sul braccio intrappolato, lanciando uno shuriken su di esso e colpendo con molta facilità la spalla di Akihiko, attonito e spazientito da quel modo di combattere. Sembrava quasi come se ogni suo colpo mandato a segno diventasse subito un'ottima occasione per l'avversaria di attaccarlo. La sua frustrazione peggiorò quando la sua nebbia venne facilmente spazzata via dalla pioggia creata dalla sua tecnica. Non era da tutti manipolare il tempo atmosferico e sicuramente quella che aveva davanti ai suoi occhi non era una kunoichi così "normale"; che quella potenza potesse derivare da quegli occhi strani, tuttavia, era ancora un mistero. Non era ancora riuscito a notare niente che si potesse ricollegare ad un possibile dojutsu. Nonostante tutto i suoi spiedi diedero il risultato sperato, colpendole una gamba. Aveva estrema fiducia nei suoi veleni e quel colpo messo a segno avrebbe perfino potuto segnare la fine di quell'incontro, se solo la ragazza non avesse avuto a sua disposizione l'ennesima controffensiva. Si concentrò su di lei, cercando di predire la sua prossima mossa, preparandosi ai sigilli che stava compiendo indurendo semplicemente i muscoli, ancora in balia della catena che lo teneva ancorato a lei. Cadde in pieno in quella visione, colpito da un kunai nello stesso punto in cui, anni prima, era stato colpito dagli assassini dei suoi genitori, gli stessi che avevano rovinato la sua vita. Rimase completamente paralizzato, in balia del terrore che i suoi ricordi gli ampliavano. Il sangue iniziò a sgorgare dalla ferita, ancora più copiosamente di quanto potesse immaginare. Era sopravvissuto una sola volta per pura fortuna, ma ora... stava morendo. La sua mano vibrò, appoggiata alla sua amata falce.
"Aotsuki..."
Non poteva sentirlo, ma sapeva che in quel momento il suo fedele compagno si stava impegnando per insultarlo e spronarlo a muoversi, come se percepisse lui stesso la visione in cui era intrappolato. Akihiko strinse i denti, prendendo pian piano coscienza di ciò che realmente stava succedendo. Concentrandosi un po', poteva sentire che non c'era dolore e tantomeno la sensazione reale di essere stato trafitto. Era vittima di un Genjutsu che, su di lui, aveva avuto un effetto fin troppo buono. Si mosse lentamente, ma riuscì a comporre i sigilli che gli avrebbero permesso di liberarsene.
Non sapeva se, in qualche modo, la ragazza avesse preso coscienza del suo passato e usato volontariamente quell'arma contro di lui, ma la rabbia si impossessò per un momento della sua coscienza, spingendolo a non risparmiarsi, neanche davanti a quello che doveva essere a tutti gli effetti solo un combattimento. Un manto di chakra iniziò a ricoprire il suo corpo, avvolgendolo in una pelliccia dalle fattezze di un lupo.
Complice del fatto che fosse ancora attaccato alla catena, la tirò con forza verso di sè, cercando di spingere la ragazza ancora più vicino, incurante di qualsiasi attacco potesse colpirlo. Convogliò quindi il chakra sull'unico braccio ancora libero, creando un costrutto di chakra oscuro del tutto simile ad una grande zampa.
Sfruttò la tecnica esattamente come la catena che lo stava ancora intrappolando, cercando semplicemente di afferrare l'avversaria al viso, così da oscurarle anche la visuale. Non voleva farle troppo male, ma se fosse riuscito ad afferrarla, avrebbe tenuto una stretta abbastanza salda da provocarle almeno un forte mal di testa per le ore successive.
"Prova a muovere anche un solo muscolo e il mio artiglio ti frantumerà il cranio."
Qualora l'offensiva fosse andata a buon fine, avrebbe tentato di manipolare l'andamento dello scontro con le parole. Avrebbe mentito, sperando che quegli occhi dalle iridi concentriche non fossero in grado di leggere la verità.

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Accecato dai ricordi che il Genjutsu subito gli aveva riportato alla mente, Akihiko scoprì le sue difese, senza preoccuparsi in alcun modo di una particolare controffensiva della ragazza. Bastò una frase di lei per cambiare le carte in tavola. Una fortissima onda d'urto lo colpì in pieno, scaraventandolo a vari metri di distanza e facendogli perdere la presa su di lei, mandando in frantumi il suo artiglio di chakra. Non aveva visto alcun sigillo e l'attenzione del ragazzo andò subito agli strani occhi che la sua avversaria possedeva. L'unica cosa che solitamente ti permette di effettuare tecniche senza l'utilizzo di sigilli è proprio un dojutsu oculare e lui ne era perfettamente cosciente. Nonostante fosse rimasto illeso, l'onda d'urto era riuscito comunque a scombussolarlo, rendendogli necessario prendere qualche secondo per ristabilire la sua posizione da combattimento, così da essere pronto sia all'attacco che alla difesa. Notò la ragazza respirare pesantemente, probabilmente per via dello sforzo o magari del gran dispendio di chakra per la tecnica precedente. Quello poteva indicare solo una cosa dal suo punto di vista: in un modo o nell'altro quello scontro era agli sgoccioli. La ascoltò parlare, per poi rispondere alle sue parole mentre una lama di chakra nero si materializzava nella sua mano destra. D'un tratto la sua rabbia svanì, come se Akihiko avesse di nuovo preso coscienza di quello che stava realmente succedendo. Era un'allenamento, niente di più.
"Non dovresti esagerare."
Come a voler contraddire le sue stesse parole, lo Hyūga partì all'attacco, usando la sinistra per cercare di disarmarla, mentre con la destra avrebbe cercato di colpirla infondendo il chakra nel suo palmo, utilizzando la tecnica peculiare del suo clan, così da costringerla alla resa.
Non voleva di certo colpirla al cuore per ucciderla, ma avrebbe impresso la forza giusta per debilitarla qualora la sua idea fosse stata quella di continuare. Doveva spingerla ad arrendersi, tutto qui.

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Nonostante non volesse infierire, Akihiko potè notare che la ragazza non aveva nessuna intenzione di arrendersi, nemmeno davanti all'evidente sconfitta che nella sua mente si era già verificata. La disarmò facilmente, ma quando il suo colpo andò a segno, nuovamente la tecnica della sostituzione venne in suo aiuto, cogliendo lo Hyūga decisamente di sorpresa. Per quanto fosse affaticata, riusciva comunque ad utilizzare quella tecnica in maniera ottimale, sfruttandola nella maniera più giusta. Si sostituì facilmente con la lama ancora a mezz'aria, cadendo in picchiata su di lui con un nuovo attacco diretto. Venendo preso quasi completamente alla sprovvista, si limitò a parare con lo stesso braccio con cui aveva attaccato, cercando semplicemente di afferrare la lama per non farla allontanare troppo da lui. Questa mossa gli costò una ferita mediamente profonda per tutta la lunghezza dell'avambraccio, ma gli permise di sfruttare la vicinanza per la tecnica con cui sperava di chiudere quello scontro. Rispose alla ragazza, mentre questa formava dei sigilli per evocare di nuovo una catena di fulmini ed intrecciarla alla sua lama di chakra nero.
"Chiedo scusa per la mia maleducazione. Sono Akihiko..."
Sorrise, assumendo la posa necessaria per compiere la prossima tecnica, forte della vicinanza tra i due.
"del Clan Hyuga del Villaggio della Foglia."

Terminata la frase, terminò la posa per effettuare la tecnica delle Sessantaquattro Chiusure, cercando di colpire abilmente e con precisione ogni punto di fuga della ragazza. Conscio del fatto che probabilmente la sua avversaria potesse essere a corto di chakra, quella mossa gli avrebbe permesso di averla in pugno, privandola del resto della sua riserva e costringendola a spingersi al limite o alla semplice resa.