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Il ragazzo non sembrava più aggressivo come prima, ma si lanciò subito all'attacco con una serie di pugni. Akihiko riuscì effettivamente a disarmarla e a far volare la sua arma a qualche metro di distanza. L'altro colpo stava per arrivare e l'avrebbe colpita in pieno petto se non avesse fatto qualcosa per evitarlo. In quel momento, i suoi occhi si posarono sulla lama nera sopra la sua testa.


Kazue si trovò qualche metro in aria al posto dell'arma disarmata. Quella era la sua occasione per contrattaccare. Generò un'altra lama dal palmo della sua mano, cercando di attaccare dall'alto il suo avversario puntando l'arma verso il basso e piazzandoci tutto il suo peso corporeo.


Dopo il suo tentativo di attacco, si allontanò di qualche metro e disse: "Stiamo già combattendo da un po', ma effettivamente tu non mi hai ancora detto il tuo nome. Posso avere l'onore?", per poi cominciare a eseguire dei sigilli.


Impastò di nuovo energia elettrica per creare un'altra catena di elettricità, ma questa volta la avvolse attorno a un lembo della sua arma, così da poterla recuperare facilmente nel caso in cui il suo avversario avesse provato a disarmarla di nuovo.

Le sue energie stavano pian piano svanendo e anche se il ragazzo le aveva detto di non esagerare, voleva vedere fino a dove poteva spingere il suo corpo.

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Il suo Genjutsu aveva avuto effetto, ma forse era stato fin troppo efficace. Infatti, invece di rallentare il suo avversario, lo aveva reso solo più aggressivo. Vedendo il corpo del suo avversario avvolto da un mantello di chakra nero e dall'aspetto sicuramente più intimidatorio, Kazue si bloccò per un istante, abbastanza per essere tirata senza difficoltà verso il ragazzo attraverso la catena. Non riuscendo a reagire in tempo, fu rapidamente colpita dalla zampata di Akihiko. La sua unica ancora per potersi orientare, ora che la sua visuale era oscurata, era la catena elettrica, che scomparve dato che il chakra che era stato usato per crearla era stato consumato.

"Non muovere un muscolo, eh? Va bene", rispose al ragazzo, mentre un piccolo sorriso si formava sul suo volto. Chiuse le palpebre, concentrandosi su quel potere che quegli occhi le avevano dato e che comprendeva ancora poco. Alzando la voce per la prima volta durante lo scontro, disse: "Shinra Tensei".


Un'onda d'urto partì dal corpo di Kazue respingendo tutto ciò che si trovava nell'area di 5 metri. Kazue riaprì gli occhi e cominciò a respirare pesantemente. Era una tecnica che richiedeva una grande quantità di chakra per il suo livello ed era anche una delle prime volte che la usava in uno scontro. Alzò le mani al cielo per far smettere di cadere la pioggia che aveva generato, ma le mantenne in aria.

"Sai, normalmente questo sarebbe il momento in cui mi arrendo e torno a casa a riposare", cominciò a parlare. Effettivamente, quella sarebbe stata la sua scelta di solito. Odiava sprecare energie inutilmente, specialmente in una lotta che aveva capito essere ormai persa. Si sentiva già molto stanca, mentre il suo avversario non sembrava intenzionato a fermarsi.

"Ma questa volta c'è qualcosa di diverso. Non so perché, ma voglio vedere fino a che punto posso andare contro qualcuno forte come te!"


Nella sua mano destra si materializzò una lama nera lunga circa un metro e mezzo, che impugnò a due mani. Kazue si abbassò con la gamba non paralizzata dal veleno, lasciando che l'altra scivolasse dietro di lei, per limitare le aree in cui poteva essere colpita.

"Forza, fatti avanti!" disse con tono sicuro.

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Era riuscita a bloccare il braccio del ragazzo e a rimuovere temporaneamente un altro avversario dal campo di battaglia. Aveva capito che il ragazzo voleva creare un po' di distanza e gli avrebbe permesso di farlo, ma non senza un prezzo. Kazue si lasciò cadere all'indietro, tenendosi in piedi grazie alla catena legata al ragazzo, evitando l'attacco. Nel frattempo, con la sua mano libera, Kazue avrebbe lanciato uno shuriken nel tentativo di colpire la spalla del braccio che stava intrappolando.

Creando una distanza tra loro, dalla ferita del ragazzo si generò una cortina di nebbia rossa che oscurò il campo di battaglia. Non era abituata a quel tipo di tecniche; anche il drago di fumo usato all'inizio dello scontro non era solito utilizzarlo all'aperto. Dopotutto, le tecniche legate al fumo e alla nebbia erano praticamente inutilizzabili ad Ame a causa della pioggia quasi perenne. Così le venne in mente quale tecnica utilizzare.


Kazue alzò le mani al cielo e fece in modo che piovesse dalle nuvole già presenti nel cielo, diradando la nebbia.
"Proprio come a casa", sorrise leggermente.
Ma proprio mentre la sua visuale si stava facendo più chiara, arrivò la controffensiva del suo avversario sotto forma del lancio di alcuni senbon. Riuscì a schivarne la maggior parte, ma due riuscirono a colpirla alla gamba sinistra. Sembrava essere un danno superficiale, ma si accorse che la sua gamba era completamente paralizzata quando cercò di muoversi. Doveva essere qualche tipo di veleno.
Non poteva fare molto se non temporeggiare, sperando che il suo avversario non si avvicinasse troppo mentre i suoi movimenti erano limitati. Così iniziò a comporre dei sigilli con le mani.


Avrebbe provato a sottoporlo a un Genjutsu per destabilizzarlo e guadagnare tempo, o almeno di fargli sacrificare un pochino di chakra per scappare ad esso.

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Arrivata davanti all’edificio cominciò ad analizzarlo e cercando eventuali punti di entrata trovando solo la porta principale e delle finestre. Sarebbe potuta entrare dalla finestra al secondo piano per non dare troppa attenzione ma purtroppo questa era bloccata da un tendone e delle grate.
Se davvero non avevano nessuno a seguire quelli come Koku e Hiroto si sarebbe potuta muovere in modo più libero e senza la paura di attirare troppe attenzioni ma preferiva iniziare con un approccio più pacato.
Decise quindi di provare a sbirciare dalle finestre al piano terra da dove veniva la luce blu sperando di vedere Koku o almeno ciò a cui stava lavorando, ovviamente cercando di non farsi vedere dalla gente che passava per strada e da chi era all’interno della abitazione.
Nel caso non si riuscisse a vedere nulla dalle finestre avrebbe estratto un kunai dalla tasca e, sempre cercando di non farsi notare, avrebbe provato a scassinare la serratura della porta se questa non fosse già aperta, per poi tentare di entrare silenzionamente nell’abitazione.
Era sicura che Koku stesse lavorando a qualcosa per l’organizzazione e probabilmente non sarebbe uscito di casa per un bel po’ se era quello il caso, inoltre sapeva che anche se fosse stata scoperta da lui avrebbe potuto sempre interrogarlo faccia a faccia.

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Kazue emise un piccolo grugnito. L'obiettivo del drago era solo quello di distrarre il ragazzo, ma non si aspettava che potesse renderlo inefficace con una sola tecnica. La ragazza notò come gli occhi del suo avversario erano leggermente cambiati; doveva aver attivato qualche tecnica, ma non sapendo quale fosse il loro utilizzo, non poteva elaborare una strategia per contrattaccare.

L'arma del suo avversario era diventata un essere umano. Nonostante Kazue avesse un clone al suo fianco, sapeva quanto esso potesse essere fragile e se non avesse fatto qualcosa, si sarebbe trovata in fretta in minoranza numerica. Entrambi gli avversari si scagliarono contro di lei e il suo clone in una scena speculare. Il clone si sarebbe lasciato colpire, anzi si sarebbe proiettato verso Aotsuki per evitare che chiudesse troppo le distanze con la ragazza. Al contrario, Kazue si allontanò di qualche passo per guadagnare tempo e distanza e nel frattempo avrebbe cominciato a eseguire i sigilli per il suo prossimo jutsu. Quando Akihiko sarebbe arrivato alla distanza giusta per colpirla in viso, lei si sarebbe presa in pieno il colpo, ma questo le avrebbe potuto dare l'occasione che aspettava. Infatti, mentre il suo volto incontrava il pugno del ragazzo, finì di eseguire i sigilli e creò una catena di pura elettricità con la quale avrebbe provato a bloccare il braccio del suo avversario.

“Quando dicevo che non mi importava lo dicevo sul serio” disse Kazue pulendosi da qualche goccia di sangue che le stava cominciando a scendere dal naso a causa del colpo subito.

Preso in pieno il pugno di Aotsuki, il clone esplose in energia elettrica, causando una paralisi all'arto del suo attaccante. Kazue avrebbe sfruttato questa occasione per tentare di colpire Aotsuki lanciandogli un kunai verso il petto.

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"Sono cambiata così tanto da quei tempi?"

Senza dire una parola Kazue cominciò a leggere il documento su Koku Hogane. Sicuramente lui non sarebbe stato pericoloso ma ciò che la preoccupava di più era spaventare lui o altri membri dell’organizzazione che si sarebbero nascosti ancora di più.

"Dimmi solitamente voi che lavorate ai laboratori siete seguiti da qualche guardia o da qualche membro che vi tiene d'occhio?" Chiese a Hiroto.

Una volta finito di esaminare i dati anagrafici di Koku decise che si sarebbe messa a pedinarlo prima di un qualsiasi approccio diretto. Avrebbe aspettato fuori da casa sua nascosta e poi una volta visto lo avrebbe seguito dalla distanza. In questo modo Kazue avrebbe potuto trovare una delle sedi ed esaminarla.

Sarebbe stato più facile interrogare di persona il diretto interessato ma avrebbe portato troppi sospetti sull’operazione, quindi Kazue lo lasciò come piano B nel caso non ci fossero abbastanza informazioni all’interno della sede.

"Queste informazioni sono molto utili. Grazie della collaborazione." Disse Kazue "Se non ci sono altre informazioni che deve riferirmi direi che il nostro incontro può finire qui" voleva mettersi al lavoro il più in fretta possibile non sapeva quanto tempo ancora aveva prima che Koku venisse perso di vista.

Dato che Koku o un qualunque altro membro dell’organizzazione avrebbe potuto riconoscere Kazue cambiò qualche particolarità del suo aspetto per essere meno riconoscibile: si legò i capelli in una coda lasciando però un po’ di frangia per nascondere i suoi occhi appariscenti, girò al contrario il coprifronte che aveva legato al braccio per non mostrare la placca, e si mise una semplice mascherina, che usava solitamente quando aveva un raffreddore, per tentare di nascondere al meglio la cicatrice.

Doveva solo raccogliere delle informazioni, non ci sarebbe stato alcun problema finché avrebbe mantenuto la calma.

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Quando gli occhi dei due Shinobi si incrociarono, il volto di Kazue assunse una leggera espressione di curiosità; non aveva mai visto qualcuno con degli occhi perlacei.

“Che siano simili ai miei? Dovrò chiedergli di più dopo”, pensava senza lasciare il contatto visivo con il ragazzo.

"[…]Potresti rischiare tu di farti del male se te la prendi con la persona
sbagliata."

"Non che mi importi", rispose Kazue, quasi senza pensarci, con un filo di voce. Dopotutto, la sua situazione non poteva peggiorare di tanto. Questa volta, però, si era imbattuta in un altro ninja, non avrebbe rischiato la vita.

“Si vuole allenare anche lui? Deve essere proprio il mio giorno fortunato”, anche nella sua testa non poteva fare a meno di essere sarcastica.

“Beh, spero di essere di tuo gradimento, Signor Occhi Perlacei”, disse con la sua solita voce monotona, mettendosi in posizione di combattimento.

Il ragazzo indietreggiò di qualche passo. “Non sono ancora abbastanza abile nel Taijutsu, meglio mantenere la distanza.” All’improvviso, però, dopo che il ragazzo aveva frugato tra le tasche, un piccolo fascio di luce accecò Kazue per un istante. Istintivamente, sapendo che da lì a poco sarebbe arrivato un attacco, si scambiò con una roccia alta mezzo metro lì vicino, usando la tecnica della sostituzione.


“Si comincia...” Appena scambiata, fece qualche passo in avanti per arrivare a circa 4 metri da Akihiko e cominciò a formare dei sigilli. Dalla bocca di Kazue cominciò a eruttare una grande quantità di fumo, fino a generare un drago che si muoveva verso la direzione di Akihiko.


Questa era solo una distrazione per Kazue, che voleva solo guadagnare tempo per effettuare il suo prossimo ninjutsu. Cominciò di nuovo a eseguire vari sigilli, finché accanto a lei, generata da qualche scarica elettrica, si formò una copia esatta di Kazue.


“Non penso sia ancora arrivato il momento di usare quella tecnica, vediamo come si evolve la situazione.” Kazue non sapeva cosa poteva aspettarsi dal ragazzo; dopotutto, era la prima volta che affrontava un ninja della Foglia e con quegli occhi strani.

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Kazue si trovava nei pressi del Villaggio della Foglia dopo aver accettato una missione non ufficiale per fare da scorta a un mercante che doveva arrivare fino a Konoha. Purtroppo, i soldi guadagnati le bastarono a malapena per permettersi del cibo e un posto dove stare la notte, rendendo il tutto un grande spreco di tempo ed energie. Di certo non poteva lamentarsi della paga data la natura della missione. Durante il viaggio, però, si accorse di un ampio spiazzo sulle montagne che stavano attraversando. Decise quindi di andare ad allenarsi in quel luogo che poteva essere un'ottima alternativa al giardino di casa sua, dove doveva sempre fare attenzione a non causare danni alle abitazioni circostanti o alla propria.

Nonostante avesse quegli occhi da un po' di tempo e avesse imparato le tecniche associate ad essi, ancora non riusciva ad usarli come voleva. Forse allenandosi in un luogo più tranquillo e senza limitazioni avrebbe potuto sbloccare il suo potenziale.

Arrivando allo spiazzo, però, notò qualcosa di strano: una figura che teneva qualcosa tra le mani, poi si spostò nascondendosi dalla sua vista.

"Possibile che mi abbiano già rubato il posto?" pensò Kazue, avvicinandosi ora con più cautela alla zona. Era determinata ad allenarsi quella mattina e non avrebbe lasciato l'occasione per poi dover tornare un altro giorno e rischiare di trovarsi nella stessa situazione.

Arrivata nello spiazzo e non vedendo la figura da nessuna parte, tossì un po' per schiarirsi la gola.
"Senti, sono venuta fino a qui da Ame. Non so chi tu sia, ma devo allenarmi, quindi esci fuori e vattene. Potrei rischiare di farti del male", disse ad alta voce, cercando di farsi sentire da chiunque fosse in quel luogo, mantenendo però un tono freddo e monotono.

"Sempre che tu non voglia allenarti insieme", continuò.

Rise un po' tra sé e sé, quelle parole le erano uscite quasi per sbaglio. Non si aspettava davvero che qualcuno volesse allenarsi con una persona appena incontrata, che nemmeno aveva visto in faccia, ed era sicura che sarebbe stata rifiutata. Aspettando una qualsiasi risposta, cominciò ad arrotolarsi le maniche e a fare un po' di stretching per prepararsi all'allenamento. Nel caso la figura si fosse fatta avanti si sarebbe presentata come Kazue Shiratori, Genin di Ame mostrando anche il suo coprifronte.

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Kazue scrutò Hiroto; i ricordi di quel mese erano sempre molto confusi, ma era abbastanza sicura di averlo visto almeno una volta. D'un tratto, l'espressione di Kazue cambiò dal nervosismo e dall'insicurezza in uno sguardo freddo e calcolatore, dando l'apparenza di essere calma e focalizzata.

"Non chiamarmi Kazue. Signorina Shiratori o qualunque altro nome va bene, ma non Kazue", la sua frase tradì il suo volto; una piccola parte di ciò che pensava veramente le sfuggì dalla mente. "Quale confidenza crede di avere con me?"

Dopo aver preso i documenti, cominciò a darci una rapida lettura, tirando un occhio ogni tanto a Hiroto. Vedendo come l'uomo la scrutava per cercare una sua reazione in risposta, lei lo fissò per qualche istante, per poi riprendere a leggere i documenti.

"Dimmi perché hai deciso proprio ora di lasciare l'organizzazione? Che disaccordi avete avuto? L'organizzazione ha un nome?"

Kazue cominciò a fare una serie di domande senza staccare gli occhi dai documenti. Le sarebbe piaciuto credere che Hiroto si fosse davvero pentito di ciò che aveva fatto, ma si era fidata troppo in passato. Non si sarebbe fatta fregare di nuovo.

"Certo, pentito o no, non può darmi indietro ciò che ho perso", pensava Kazue, osservando Hiroto. Voleva tentare di sorridere per alleggerire la tensione, ma più ci provava, più sentiva la resistenza del suo volto che manteneva l'espressione fredda e allora ripiegò su una frase "Forza se quello che riesci a darmi è buono forse riusciremo ad aiutare un po' di gente"

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Kazue era già sveglia da qualche ora; non era riuscita a chiudere occhio quella notte. Di norma, dopo una giornata di lavoro, appena la sua faccia raggiungeva il cuscino del futon, cadeva immediatamente in un sonno profondo. Ma quella notte no. Da quando aveva ricevuto la missione, la cicatrice sul volto non faceva che pulsare e diventare più intensa. Non riuscendo a dormire, tutti i ricordi del mese peggiore della sua vita risalivano a galla. Fortunatamente, l'insonnia non sarebbe stata un problema. Non era la prima volta che andava a lavorare in quel modo. Vedendo che l'ora dell'incontro si stava avvicinando, cominciò a prepararsi per la giornata. Indossò i suoi vestiti da missione, che non erano abiti vecchi che potevano rovinarsi e che non limitavano troppo i suoi movimenti. Dopo aver dato un ultimo saluto alla madre, uscì di casa. In poco tempo, arrivò al luogo dell'incontro con una decina di minuti di anticipo.

"I veri adulti sono sempre 5 minuti in anticipo", diceva tra sé e sé, ripetendo le parole che suo fratello le diceva sempre.

In realtà, era impaziente. Non riusciva più a rimanere immobile in quella casa senza fare nulla. Continuava a giocare con il suo coprifronte legato al braccio, mentre i suoi occhi scansionavano freneticamente la zona per notare eventuali nemici e soprattutto l'informante.

Non sapeva come sentirsi: doveva essere felice che finalmente qualcuno si fosse pentito e si fosse fatto avanti, oppure arrabbiata perché avrebbe dovuto farlo prima, magari quando lei era ancora lì? Questa indecisione non faceva che aumentare il suo nervosismo, ma sapeva che avrebbe dovuto mantenere la calma durante la missione. Non poteva permettersi di mandare all'aria tutto a causa della sua debolezza mentale, rischiando così di perdere l'unica possibilità di fermare questa gente. Inoltre, non poteva permettersi di perdere la ricompensa della missione. Quei Ryo le servivano.