Epidemia dagli Occhi Perlacei

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La maggior parte delle volte che Akihiko riceveva una missione direttamente da suo fratello, di solito si trattava semplicemente di un becero tentativo da parte sua di non metterlo troppo in pericolo, come se il fantasma di quello che gli era successo non accennasse nemmeno un po' a svanire. Ma questa volta si trattava di una situazione completamente diversa. Da qualche tempo alcuni membri del clan Hyūga avevano iniziato a sviluppare una strana malattia, che aveva scelto quella particolare linea sanguigna, escludendo tutte le altre famiglie che risiedevano al Villaggio della Foglia. Per quanto Akihiko avesse appena iniziato a studiare le basi della medicina con Hishima-sensei, poteva già essere certo che si trattasse di un qualche attacco mirato da parte di qualcuno esperto nella creazione di virus. Che in natura esistessero malattie capaci di attaccare un sangue così specifico gli sembrava quasi fantascienza. Inoltre, conoscendo suo fratello, altrettanto esperto nelle arti mediche, sapeva che il fatto di voler investigare su quest'epidemia poteva significare solamente che ci fosse tanto altro sotto. Quel giorno si limitò a prepararsi portando tutto il necessario che solitamente utilizzava anche all'esterno del villaggio, così da dirigersi alla residenza principale del suo stesso clan. Era da tempo che non la visitava, essendosi accorto di quanto, ciò che era accaduto ai suoi genitori e perfino a lui, fosse passato quasi in secondo piano rispetto agli altri membri della casata principale, che si erano dovuti semplicemente preoccupare di sostituire due delle loro più potenti pedine. Non amava il modo in cui la loro famiglia veniva gestita e non riusciva ancora a capire il motivo per cui Rashi non riuscisse ad abolire quell'arcaico metodo di subordinazione parentale totalmente insensato. Dalla sua abitazione non ci sarebbe voluto troppo tempo, per cui camminò con molta calma per le strade affollate di Konoha, cercando già da subito di capire se tra la gente si fosse giù sparsa la voce di quello che stava accadendo ai membri del clan Hyūga. Contando che l'Hokage era proprio un membro di quel clan, non era difficile pensare che si potesse diffondere un'aria di preoccupazione tra gli abitanti, che avevano imparato ad amare il Lupo del Sole, come veniva chiamato dai molti. Cercando di rispettare tutte le regole di buona condotta insegnate dai suoi genitori durante l'infanzia, fece il suo ingresso nella residenza principale del clan, cercando di capire a chi dovesse rivolgersi per iniziare le sue indagini. Non tutti quelli dagli occhi perlacei avevano deciso di vivere in quella grande tenuta, per cui era difficile limitarsi solo a quel posto; ma di sicuro sarebbe stato il posto perfetto per poter iniziare a capire di più su quella vicenda.

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Non si era mai interessato veramente alle faccende del clan, tantomeno alle gerarchie e ai membri di spicco. Certo, inevitabilmente ne conosceva alcuni, ma per quanto fosse affine alla carriera che stava intraprendendo, Akihiko non aveva mai sentito parlare del dottor Haruki. Forse lo scalpore portato da Hishima-sensei l'aveva perfino oscurato nelle sue probabili gesta da medico. Del resto, ormai, uno Hyūga esperto nelle arti mediche non era di certo una novità da celebrare. Da subito l'uomo si mostrò estremamente gentile e disponibile, sicuramente disposto a condividere con il giovane membro del clan la maggior parte delle sue informazioni su quella epidemia. Come Akihiko stesso aveva già sospettato fin dall'inizio, anche lui era d'accordo sul fatto che, quasi sicuramente, il virus era stato creato appositamente per attaccare i membri della famiglia Hyūga, probabilmente calibrato su qualche gene in comune.
"Dottor Haruki, non sono ancora un medico, ma ho studiato qualcosa e credo che, se come dice lei, il virus è stato creato da qualcuno, chiunque esso sia deve per forza aver sperimentato direttamente sul sangue Hyūga. Questo mi porta a pensare che non ci sia nessun infiltrato, ma che abbiamo a che fare proprio con un altro membro della nostra famiglia. Certo, questo comporterebbe dei rischi anche per lui, ma solitamente chi inventa un virus ne sviluppa anche la cura, no?"
Fece fluire quelle parole fuori dalla bocca in un imperterrito flusso di coscienza, cercando di dare un senso a quella situazione. Ripensò al suo vissuto e alle informazioni più certe di cui era in possesso. Per quanto il Byakugan fosse bramato in tutto il mondo ninja, fare fuori l'intero clan era una faccenda del tutto diversa, degna di qualcuno con dei palesi risentimenti. Che lui sapesse non c'erano altre famiglie rivali e in ogni caso, sotto la supervisione di Rashi come Hokage, non si sarebbero spinte a tanto. Il suo pensiero vagò fino a trovare una delle mete più plausibili: Zeiko Hyūga. Era l'unico di cui lui fosse a conoscenza che avrebbe avuto sia un movente che i requisiti per fare una cosa del genere. Ma, che lui si ricordasse, non era di certo esperto nelle arti mediche o in qualsiasi altra cosa fosse correlata. Qualcosa non tornava e doveva ancora mettere in ordine ogni tassello. Non parlò oltre, tenendo queste riflessioni per sè, come se l'unico posto sicuro fosse la sua testa. Ringraziò Haruki per la disponibilità, chiedendogli di portarlo da alcune delle persone malate per raccogliere maggiori informazioni; uno dei primi passi era quello di capire come la malattia si fosse diffusa così rapidamente.

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Venne accompagnato nella sala in cui molti dei malati del clan venivano curati, assistendo non solo ai sintomi che quell'epidemia stava manifestando, ma anche a come questi venivano trattati e curati. Ogni tanto Haruki forniva dei dettagli, altre volte sembrava quasi nasconderli, come se solo lui potesse comprenderli o proprio come se temesse che le conoscenze di Akihiko, seppur scarse, potessero essere abbastanza da accendere qualche lampadina nel suo cervello. I suoi sospetti si facevano ancora più solidi, ma non era sua abitudine ricorrere subito alla drasticità delle sue azioni al primo sentore di imbroglio. C'era qualcosa in quel medico che lo faceva restare vigile, ma la mossa più giusta non era quella di partire in quarta con le accuse. Del resto, per quanto l'opzione che lui fosse l'artefice di tutto potesse essere altamente valida, quel medico era anche l'unica persona che era in grado di trattare i sintomi che aveva osservato poco prima. Agire in fretta, per una volta, era la soluzione più sbagliata. Continuò quindi a comportarsi come poco prima, senza muovere alcuna accusa al dottore, ma stando attento ad ogni minima mossa sbagliata che poteva compiere. Per quanto non sapesse ancora come condurre quel lavoro tanto meticoloso, era certo di poter capire almeno se in alcune suo mosse ci fosse dell'intento omicida, quello che spinge tutti gli assassini a fare prima o poi un passo falso. Restò quindi ad osservarlo, domandando di tanto in tanto ciò che più gli interessava, come a volersi almeno costruire una formazione di base su quanto stava colpendo il clan Hyūga.
"Dottore, ho bisogno di sapere le sue possibili conclusioni riguardo la malattia. Nel senso, come è possibile che si sia trasmessa con questa facilità secondo lei? Ha osservato un particolare evento scatenante o non ci sono collegamenti tra le vittime? Agirei io stesso ad interrogare chiunque abbia le facoltà di rispondermi, ma credo che sia la strada più incerta."
Rimase ad aspettare ulteriormente, stando attento alla risposta che avrebbe ricevuto. Non solo doveva metterlo alla prova, ma aveva realmente bisogno di maggiori informazioni per far quadrare qualsiasi idea e in quel momento era solo all'inizio.