Esame di Passaggio: Genin

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Quello sarebbe stato uno dei giorni più importanti per la carriera da shinobi di Akihiko. Il giorno del suo esame per diventare Genin era finalmente arrivato e dopo tanti allenamenti il giovane Hyūga si sentiva estremamente pronto per affrontarlo al meglio. Nonostante questa sua sicurezza, però, un velo di ansia e preoccupazione attanagliava i suoi pensieri, disturbandolo durante la sua meditazione mattutina. Aveva passato ben diciannove anni della sua vita ad allenarsi senza mai rischiare di rivivere l'incubo che aveva affrontato da piccolo durante l'attacco di quei Nukenin. Non era spaventato dal dover combattere, quanto dal fatto di rischiare di non poterlo più fare per un qualsiasi incidente. Diventare a tutti gli effetti un ninja, o meglio, un Genin, significava rischiare la propria vita in qualsiasi momento durante le missioni ed il fatto di poter rivivere il coma e dover abbandonare di nuovo il suo sogno era motivo di grande timore per Akihiko. Non che non si fosse preparato a questa idea, ma l'essere così vicino a realizzare il primo passo verso la via che tanto aveva sperato di intraprendere non era di certo un qualcosa di facile da assimilare. Si alzò dalla posizione in cui si trovava e si preparò con largo anticipo per recarsi verso l'accademia di Konoha, luogo in cui avrebbe affrontato le prove d'esame. Aveva deciso che se la sarebbe presa con calma e avrebbe percorso il tragitto senza fretta, godendosi la fresca mattinata tipica di quel periodo. Amava osservare come il suo villaggio prendeva forma ed apprezzava perdersi tra i numerosi edifici e le vie colme di negozi e sporadici alberi; in qualche modo ringraziava di poter ancora girare per quelle strade. Improvvisamente, giunto quasi in prossimità dell'accademia, un uomo visibilmente affaticato lo raggiunse, bloccandolo per una spalla.
"Mi... mi scusi... è dal momento che ha lasciato casa sua che la seguo senza mai riuscire a raggiungerla. Ho una lettera."
Akihiko lo guardò confuso, non capendo il perchè di quelle parole fino a quando non notò l'uniforme indossata dall'uomo. Dagli abiti si poteva facilmente intuire che fosse un postino.
"No, è lei che mi deve perdonare, forse andavo troppo veloce. Una lettera? Da parte di chi?"
L'uomo fece spallucce, celando un sorrisetto che tradiva il suo gesto platealmente. In un baleno il postino riprese a correre nella direzione da cui era arrivato, senza rispondere alla domanda e lasciando il ragazzo un po' stupito. Chi mai avrebbe potuto scrivergli una lettera e soprattutto per quale motivo? Non erano in molti a conoscerlo nel villaggio e sicuramente nessuno di questi si era mai disturbato a spedirgli qualcosa per posta. Che qualcuno volesse congratularsi per la fine delle lezioni all'accademia? Nella mente di Aki si materializzò l'immagine ben precisa di una persona, ma la scartò immediatamente, conscio del fatto che molto probabilmente quella persona sarebbe stata fin troppo disinteressata per ricordarsi dell'esame imminente. Aprì la busta, rivelandone il contenuto e leggendola.

Ciao Aki,
So che non ti aspettavi questa lettera da parte mia e che nella tua piccola testolina balenava l'idea che io mi fossi dimenticato, ma sono pur sempre l'Hokage e so benissimo che oggi è il giorno in cui si svolgeranno gli esami per diventare Genin. Non ti auguro buona fortuna perchè so che quello che ti fa andare avanti non è la fortuna, bensì la tua grande forza di volontà. Ti aspetto nel mio ufficio con il coprifronte indosso.
Il tuo amato fratello,
Rashi.

Akihiko richiuse la lettera riponendola in una delle tasche del marsupio che utilizzava come contenitore delle armi. Per lui quelle parole erano veramente importanti, ma il fatto di sapere che probabilmente era solo il senso del dovere ad aver fatto scrivere quelle parole a suo fratello, lo rendeva abbastanza triste. Continuò a camminare arrivando alle porte dell'edificio in cui doveva presentarsi per l'esame; una volta entrato comunicò il suo intento.
"Sono Akihiko Hyūga e devo affrontare l'esame per diventare Genin."

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Akihiko venne condotto in una zona dell'edificio molto particolare: un complesso di cinque stanze con vari meccanismi atti a verificare le sue capacità. Il ragazzo si rivelò essere abbastanza tranquillo nonostante lo stessero mettendo davanti a delle prove che per uno del suo livello sarebbero state difficili, ma il suo essere fiducioso prevaleva perfino sull'ansia che veniva riversata della sua mente e nel suo cuore. Appena entrato nella prima stanza, si ritrovò dinanzi ad una porta con uno strano macchinario al di sopra, che riconobbe come il sensore ottico di cui aveva fatto menzione l'esaminatore prima di annunciare l'inizio della prova.
"A quanto pare, se mi avvicino troppo, quel sensore ottico dovrebbe far scattare il meccanismo posto al di sopra della porta, scagliando una pioggia di vernice e determinando la mia bocciatura. Cosa posso fare per superare questo ostacolo?"
Ovviamente nelle prove che doveva affrontare quel giorno gli sarebbe stato richiesto di utilizzare quanto imparato in accademia, per cui ripassò mentalmente le varie abilità e tecniche imparate, individuando scappatoie e probabili soluzioni da poter utilizzare.
"Se mi avessero fornito delle armi avrei potuto usare un semplice kunai o uno shuriken così da far scattare la trappola dalla distanza, ma la vedo sicuramente una cosa da escludere visto che non vedo alcuna arma e tantomeno dei sigilli che mi permettano di richiamarne una. La tecnica di Sigillo e la precisione nell'utilizzo delle armi ninja non sembrano influire su questa prova. Ma allora cosa posso fare?"
Si guardò bene attorno, controllando bene lo spazio, così da individuare qualche elemento nella stanza che lo potesse aiutare a capire come affrontare al meglio l'enigma posto in quella stanza. Oltre al meccanismo vi era un pulsante sulla porta, non troppo grande ma comunque visibile; quello sarebbe servito sicuramente ad aprire la porta per passare alla prova successiva, ma magari poteva anche essere utilizzato in qualche altro modo ed era stato messo in quella posizione proprio per trarre in inganno il giovane esaminando.
"Forse... no impossibile. Quel bottone è fin troppo piccolo per tentare una sostituzione. Non ho alcun elemento per tentare di sostituirmi prima di farmi colpire dal getto di vernice. Qua attorno non ho niente di abbastanza grande che possa fare al caso mio. Credevo fosse questa la soluzione ma forse c'è qualcosa di più ovvio che mi sfugge."
Continuò ad osservare la porta che stava davanti a lui, studiando minuziosamente ogni particolare e riflettendo sugli elementi che la componevano, badando bene al meccanismo e al suo preciso funzionamento.
"La porta presenta un sensore ottico, quindi forse potrei semplicemente togliermi la veste e lanciare quella, ma in quel caso verrebbe messa in luce la mia astuzia e non ciò che ho imparato in accademia durante questi mesi. Il meccanismo scatta una sola volta a quanto detto dall'esaminatore, quindi è ovvio che le scelte sono due: o evito di farlo scattare o lo faccio scattare in qualche modo per poi passare io stesso."
Focalizzò bene il suo sguardo sul meccanismo, fissandosi sul sensore ottico.
"Hanno utilizzato un sensore ottico e non uno di movimento, quindi posso ricorrere a questa limitazione volgendola a mio favore. Non abbiamo imparato alcuna tecnica che ci permette di diventare invisibili e dubito che la Tecnica della Trasformazione possa venirmi in aiuto visto che non credo che il sensore sia tarato precisamente sulle forme umane o ancora più precisamente sulla mia figura. L'unica cosa che mi rimane da fare è la Tecnica della Moltiplicazione del Corpo; potrei mandare in avanti il mio clone e far colpire lui, sperando che il lettore rilevi la figura e soprattutto che il fatto che un clone abbia le mie fattezze non alteri il corretto compimento della prova. Per andare sul sicuro, visto che non mi sono state date informazioni in merito, utilizzerò la Trasformazione per cambiare il mio aspetto per poi procedere con la Moltiplicazione."
Proprio come escogitato, Akihiko compose i sigilli e si trasformò rapidamente in suo fratello, replicando la prova che gli era stata posta durante le lezioni in accademia.

In seguito compose un secondo sigillo così da moltiplicarsi con le fattezze dell'Hokage.

Trovarsi di fronte all'immagine di suo fratello era una sensazione estremamente strana per Aki, abituato a trovarsi a disagio in sua presenza. Smorzò quindi quella strana ed imbarazzante presenza ordinando alla copia di avvicinarsi alla porta abbastanza per attivare il meccanismo di rilevamento ottico posto al di sopra.
"Spero sia la scelta giusta."
In un batter d'occhio la vernice si sarebbe dovuta riversare sull'ologramma e permettere al giovane Hyūga di avvicinarsi per premere il bottone. Se i calcoli fossero stati corretti avrebbe potuto continuare il suo esame e finalmente sciogliere le due tecniche appena utilizzate così da togliersi dalla mente l'immagine che volontariamente era andato a ricreare come suo clone.

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Il ragazzo era riuscito a superare la prima stanza con maestria, premendo il pulsante sulla porta e riuscendo fortunatamente ad aprirla. Si ritrovò quindi in una seconda stanza; questa presentava diversi elementi. Un grande fossato divideva la stanza orizzontalmente in due parti di egual misura; mentre sul lato in cui si trovava Akihiko vi era un semplice rotolo ed una piattaforma con delle pistole a vernice, dall'altra parte un bersaglio ed un manichino erano adagiati davanti alla porta. Sapeva soltanto che il bersaglio si sarebbe girato verso di lui unicamente nel momento in cui si fosse posizionato sopra la piattaforma, ma che una volta colpito il bersaglio, non solo avrebbe aperto la porta, ma le pistole contenenti la vernice avrebbero fatto fuoco su di lui determinando la sua bocciatura. A prima vista tutti quegli elementi potevano confondere l'esaminando, ma dalla prima prova il giovane Hyūga aveva capito che non doveva dare niente per scontato, considerando ogni elemento presente nella stanza come oggetto utile per risolvere il quesito. Fissò quindi il rotolo, capendo da subito di cosa si trattasse e come andasse utilizzato.
"Credo proprio che quello sia un rotolo di evocazione. Sicuramente conterrà un'arma che posso utilizzare per colpire il bersaglio così da aprire la porta."
Si diresse quindi verso la pergamena, notando che su di essa vi era proprio un sigillo di evocazione, confermando la sua tesi riguardante le armi da evocare. Il prossimo passo, come gli era stato precisamente comunicato, era quello di salire sulla piattaforma in modo tale da far voltare il bersaglio verso di lui così da poterlo colpire, ma doveva capire come poter poi evitare i proiettili di vernice che si sarebbero diretti verso di lui. Prese il rotolo in mano e si diresse al di sopra della pedana, standoci sopra e notando che, come preannunciato, l'obbiettivo da colpire si stava pian piano girando verso di lui.
"Devo fermarmi un attimo a riflettere. Degli altri elementi presenti c'è soltanto un manichino e non credo sia stato messo lì senza alcun motivo; inoltre mi serve un modo per superare il fossato senza essere prima colpito dalla vernice."
Osservò attentamente il manichino, cercando di capire come utilizzarlo abilmente. Non ci volle molto per giungere alla soluzione più ovvia.
"Ma certo! La Sostituzione!"
Dunque in quella prova richiedevano altre due tecniche basilari imparate in accademia, ma con l'aggiunta dell'abilità nel lancio delle armi. Centrare il bersaglio era di per se una prova, ma tutto il resto complicava enormemente il tutto, influendo sulla concentrazione necessaria per dosare la forza ed affinare la precisione del tiro; in più, il fatto di non sapere ancora l'entità dell'arma contenuta nel rotolo aggiungeva quel pizzico di difficoltà in più alla prova.
"Il primo passo è capire quale arma posso utilizzare."

All'interno della pergamena non vi era una sola arma, facendo scorrere il chakra all'interno del sigillo Akihiko poteva ben sentirlo. Aumentò quindi il flusso, estraendo un semplice shuriken. Doveva stare pronto ed attento, perchè qualora avesse colpito il bersaglio avrebbe dovuto attivare immediatamente la Tecnica della Sostituzione così da scambiarsi di posto con il manichino; il tempismo sarebbe stato decisivo. Conosceva bene quella sensazione, l'ansia nell'utilizzare quella maledetta tecnica con il giusto tempismo, quello che non aveva avuto tempo addietro e che l'aveva condotto al coma. La cicatrice sul ventre sembrò quasi far male al solo ricordo, ma per scacciare quella stupida idea il giovane Hyūga si affrettò a lanciare l'arma, evitando però il bersaglio e mandandola a cozzare contro il muro dietro questo.
"Rilassati Aki. Concentrati e non pensare a niente."
Chiuse gli occhi, rilassando ogni muscolo e liberando la mente.
"唵"
In un attimo riaprì gli occhi, estraendo dal rotolo col sigillo un'altra arma, optando stavolta per un kunai, lanciandolo abilmente in direzione del bersaglio, centrandolo in pieno, attivando però, al contempo, le pistole di vernice presenti ad un lato della piattaforma. Con prontezza Akihiko attivò il sigillo per la Tecnica della Sostituzione, dileguandosi in una nuvoletta di fumo e ritrovandosi al medesimo posto del manichino sull'altra sponda del dirupo.

Se tutto fosse stato eseguito correttamente la porta si sarebbe dovuta aprire e il ragazzo avrebbe potuto continuare il suo percorso verso la terza prova e soprattutto verso la vita da Shinobi. Cosa si sarebbe dovuto aspettare dalle prossime prove? Quei tranelli non stavano mettendo a dura prova solo la mente di Akihiko ma anche la sua resistenza; piano piano il chakra si stava esaurendo e le forze stavano venendo meno. I primi segni di stanchezza iniziarono a farsi sentire, una goccia di sudore calò sul suo viso.

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Anche la seconda prova era stata superata con successo ed apparentemente senza troppe difficoltà. Nonostante tutto Akihiko aveva dovuto ricorrere ad una buona parte della sua riserva di chakra per superare le precedenti stanze e sperava con tutto se stesso che quello che gli era rimasto gli permettesse almeno di finire l'esame. Non immaginava che diventare Genin potesse essere così difficile, soprattutto non per lui; del resto, gli allenamenti che aveva affrontato erano sicuramente maggiori rispetto a quelli sostenuti dai compagni. Purtroppo, avendo condiviso con loro tutti quei mesi, era quasi certo che con alte probabilità nemmeno la metà della classe avrebbe affrontato quei tranelli senza fallire miseramente. Pensò ai due ragazzi che in precedenza avevano attirato la sua attenzione, rassicurandosi al pensiero che, da quello che aveva potuto intuire a prima vista, loro ci sarebbero sicuramente riusciti.
"Devo riuscirci, devo farlo per i miei genitori. Devo farlo per far si che quello che è successo non si ripeta mai più."
Senza ulteriori indugi fece il suo ingresso nella terza stanza, constatando che questa volta non vi era alcun elemento ad equipaggiarla se non un semplice manichino. Questo sembrava diverso da quello presente nella stanza precedente in quanto le sue fattezze erano estremamente più delineate e precise, rispecchiando molto di più dei tratti umani definiti. D'improvviso iniziò a muoversi, rivolgendo lo sguardo verso il giovane Hyuga ed avvicinandosi lentamente a lui.
"Un manichino senziente?! Devo combatterlo?"
Subito, senza indugi, Akihiko si mise in posizione, pronto a difendersi da un eventuale attacco fisico. In tutta risposta il manichino compose dei semplici sigilli, ma per qualche strana ragione nessun jutsu sembrò materializzarsi dinanzi agli occhi perlacei. Una semplice piuma bianca cadde dal cielo, posandosi sull'avambraccio del ragazzo, seguita, quasi come una lenta pioggia d'estate, da una moltitudine di altre piume provenienti dall'alto.
"Cosa sta succedendo?"
Il corpo del giovane ninja, già provato dal copioso dispendio di chakra, iniziò a farsi più debole, affaticando pian piano le sue gambe. In quelle condizioni non poteva di certo pensare di fronteggiarlo e tanto meno di batterlo. Tentò quindi di pensare ad una soluzione, ma più pensava e più la stanchezza aumentava, portandolo pian piano a cedere.
"Non posso... non posso..."
Non si spiegava come quella tecnica potesse agire in quel modo e del resto non riusciva capire il perchè avessero utilizzato una tecnica così difficile da contrastare, a meno che non ci fosse qualcosa sotto. Che si trattasse di un...
"Genjutsu! Posso farcela... posso... posso contrastarlo..."
Poteva farlo, ma sapeva bene che utilizzare anche le ultime gocce di chakra rimaste l'avrebbero portato al collasso. Il panico prese il sopravvento su di lui. Cosa avrebbe dovuto fare? Rischiare tutto e provare a contrastare la tecnica prima di cadere a terra privo di forze? Probabilmente se avessero contato la tempistica allora avrebbe potuto passare comunque la prova, ma non era certo che quella fosse l'ultima e se così fosse stato, quello avrebbe determinato la sua bocciatura. Provò a pensare altri modi per uscire da quel Genjutsu disturbante, ma più continuava a pensare e più il sonno prendeva il sopravvento sulla sua mente e sul suo corpo. Si maledì per aver lasciato le armi nella stanza precedente, sapeva bene che una ferita inferta nel punto giusto l'avrebbe aiutato ad annullare l'illusione, ma in quel momento non aveva niente per infliggersela, se non le sue stesse mani. Si morse violentemente il labbro, facendo scivolare un rivolo di sangue sul suo mento ben definito, bagnando il terreno coperto ormai dalle piume bianche, ma queste non svanirono affatto. Cadde sulle ginocchia, ormai quasi arreso all'idea di dover rischiare e tentare di rompere quella tecnica con il Rilascio.
"E' l'unico modo..."
Compose il sigillo della capra, concentrandosi sul suo flusso del chakra così da interromperlo per un solo istante.

Sperò che il tutto facesse effetto prima di cadere letteralmente a terra, privo di forze e senza sensi. Probabilmente il suo esame sarebbe finito proprio in quel momento, nel bene o nel male. I suoi occhi iniziarono a spegnersi, esausti anch'essi. Il buio pervase la sua mente.
Nero.