Lezione Accademica - Rilascio

narrato parlato pensato parlato altrui

Come ogni mattina, Akihiko si svegliò molto presto, così da portare a termine i suoi allenamenti quotidiani e la meditazione che ogni giorno lo aiutava a rilassare la mente ed il corpo. Dopo essersi fatto un bagno e preparato con cura, si diresse quindi all'accademia, dove lo aspettava una delle lezioni più particolari del suo percorso. Arrivato a destinazione, entrò in classe, notando che stranamente al posto del maestro Yoshinori vi era invece una donna di mezza età dall'aspetto austero ed estremamente severo. Per educazione il giovane fece un leggero inchino augurando il buongiorno, non ricevendo però alcuna risposta dalla kunoichi che, con una voce assordante, si mise a gridare.
"Fate silenzio!"
Batté una mano sulla cattedra dinanzi a lei, facendo un gran baccano ed ottenendo il silenzio che tanto aveva preteso, quasi incredibilmente. Per la prima volta Akihiko sentiva un completo silenzio all'interno di quella classe, perfino dal gruppetto di bulletti che solitamente si riuniva negli ultimi banchi per disturbare gli altri alunni.
"Il mio nome è Sorino Ameni e oggi sostituirò il vostro insegnante. Per la vostra incompetenza, oltre che per la sua, è dovuto restare in ospedale per dei controlli alla testa. Non ammetto che oggi avvengano altri fallimenti del genere."
Il giovane Hyūga si sentì infastidito da quelle parole; Yoshinori-sensei era da sempre stato una guida per lui e sentire quella frase così dura nei suoi confronti non poteva far altro che fargli storcere il naso e lasciargli l'amaro in bocca. La supplente si sedette, ottenendo l'attenzione della classe.
"Oggi vi introdurrò all'unico rimedio efficace contro i Genjutsu: il Rilascio, chiamato anche Kai. Appena sarete sotto l'effetto di qualche illusione vi basterà utilizzarlo e ne uscirete sicuramente, a meno che non siate degli stupidi rammolliti senza un briciolo di forza di volontà."
A quel punto la confusione si fece strada nella testa di Akihiko. Con chi stava avendo a che fare? Davvero avevano scelto una persona del genere per sostituire quello che tanto si era impegnato nel suo lavoro per insegnare qualcosa di reale e concreto? Il ragazzo era estremamente contrariato e sbalordito da quei metodi burberi e quasi offensivi adottati dalla nuova insegnante.
"Mi scusi maestra Sorino, ma non abbiamo ancora affrontato questo argomento in precedenza e non sappiamo come si possa effettuare la tecnica, potrebbe spiegarcelo in maniera più tecnica?"
A quel punto la donna gli lanciò un'occhiataccia colma di rabbia.
"Maniera più tecnica? E' già troppo se riuscite a capire la funzione di questo jutsu."
"Si sbaglia, il jutsu sfrutta un'interruzione momentanea del flusso del chakra così da evitare che esso venga intaccato da qualsiasi Genjutsu. E' abbastanza semplice da capire, ma se non sappiamo come attuare questa interruzione allora non ha molto senso parlarne."
"Che questo abbia senso sono io a deciderlo signor..."
"Akihiko Hyūga, signora."
"Oh, ma certo, il famoso fratello dell'Hokage. Colui che nonostante la sua età non è mai riuscito a diventare Genin. Non accetto stupide lezioncine da lei, signor Akirito."
"Akihiko, signora."
"Ora basta!"
D'improvviso l'intera aula si trasformò agli occhi del ragazzo in una stanza completamente buia e colma di schizzi di sangue ovunque. In quel momento i suoi ricordi riaffiorarono, rivivendo le scene dell'infanzia in cui non solo aveva perso la propria forza ma anche i propri genitori. La scena della decapitazione del padre e del cuore trafitto della madre erano ben impresse nella sua mente, costretto a guardarle dagli stessi artefici del massacro in un atto di estrema crudeltà. La mente del giovane Hyūga sprofondò in un baratro di disperazione, portandolo quasi ad un collasso mentale per qualche istante.
"Questo è..."
La donna irruppe nella sua mente con la sua voce estremamente fredda ed insensibile.
"Se riuscirai a liberarti da questo Genjutsu potrai anche parlare, altrimenti ti rivelerai esattamente per quello che sei, un inutile rifiuto che non diventerà mai uno shinobi."
Nonostante la rabbia fosse una cosa lontana da lui, quella sensazione fastidiosa iniziò a pervadere tutto il suo corpo, pronta ad esplodere di li a poco come una bomba. Akihiko pensò a come uscire da quella situazione, ma le informazioni che aveva letto nei libri riguardanti la tecnica del Rilascio non gli permettevano di comprendere appieno il modo corretto per eseguirla senza intoppi di alcun tipo; del resto interrompere il flusso del proprio chakra non sarebbe stato un gioco facile per nessuno studente che si approcciava al mondo ninja da poco tempo, ma il ragazzo era uno Hyūga e chi meglio di un membro di quel clan poteva comprendere come si effettuasse un'interruzione di chakra? Probabilmente non si trattava esattamente della stessa esperienza, ma Akihiko aveva già studiato le tecniche correlate al Byakugan e nonostante non le padroneggiasse ancora, poteva comunque vantarsi del fatto di conoscerle già alla perfezione. Provò quindi a pensare ai concetti che ruotavano intorno alla famosa Tecnica delle Sessantaquattro Chiusure, in cui, tramite l'imposizione delle dita in determinati punti specifici del corpo, si poteva proprio bloccare la fuoriuscita del chakra dal corpo dell'avversario. Nonostante fosse un concetto completamente diverso, forse poteva trovare una scappatoia che gli avrebbe permesso di comprendere come interrompere il proprio flusso; probabilmente avrebbe dovuto agire sui propri punti di fuga così da ostruirli in qualche modo o forse avrebbe semplicemente dovuto focalizzarsi sul fluire del chakra? Provò quindi ad eseguire il semplice sigillo richiesto, focalizzandosi sia sul fluire del chakra che sui punti di fuga, provocando però un semplice sfiato di chakra dall'intero corpo, proprio come accadeva in un'altra tecnica del suo clan: la Rotazione Suprema.

Quella tecnica agiva proprio sul flusso dell'intero corpo, velocizzandolo e facendolo fuoriuscire da ogni punto di fuga; Akihiko avrebbe dovuto esattamente fare il contrario rispetto a quel jutsu.
"Come pensavo sei una mera imitazione di tuo fratello. Nonostante sia uno dei peggiori Hokage che abbiamo avuto è comunque nettamente superiore a te come capacità. Che delusione, mi fai quasi pena."
La rabbia scoppiò, incontrollabile, oscurando per un momento il controllo emotivo del ragazzo, facendogli sbattere i pugni sul banco in cui ancora sedeva. Tutti i compagni si girarono verso di lui, quasi comprensivi, seppur lui non potesse vederli. Perfino i bulletti che prima si prendevano gioco di lui, ora condividevano il suo stato d'animo.
"Io..."
Akihiko si morse le labbra, rimangiandosi le parole che stavano per uscire dalla sua bocca. Per lui l'educazione era un fattore importante e non avrebbe dato il peggio di sè solo per quella donna poco rispettosa. Per farla tacere compose il sigillo necessario a spezzare l'illusione, pensando al suo flusso di chakra così da interromperlo per un solo istante.

In quel momento la stanza tornò al suo aspetto originale, facendo tornare il giovane Hyūga al suo tipico stato di calma e pacatezza.
"Ecco, ora credo che dovrebbe spiegare a tutti come ho fatto."
Fissò la donna dritta negli occhi.